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domenica 30 novembre 2014

TDG : "Un ministero remunerato?" 1904 Russel



TRASCRITTO DA S.D.


 Vol. 6 "La Nuova Creazione" del 1904 
 "Un ministero remunerato?" 

 " L'abitudine di un ministero remunerato, così vastamente in voga ora e considerato da molti inevitabile e indispensabile, non era la norma della Chiesa primitiva. Nostro Signore e i suoi dodici, per quanto possiamo giudicare dai documenti ispirati, erano poveri, eccezion fatta, forse, per Giacomo, Giovanni e Matteo. Abituati a dare di propria volontà ai Leviti, gli Ebrei estesero evidentemente questa usanza a tutto ciò che era religioso, che piaceva loro perché si trattava di cose di Dio. I discepoli avevano un tesoriere generale, Giuda (Giov. 12:6; 13:29) ed evidentemente non mancava loro mai niente; allo stesso tempo è evidente anche che non facevano mai la questua. Neanche un minimo accenno al riguardo si trova nei documenti riguardanti le parole di nostro Signore. Si fidava della provvidenza del Padre e certe donne onorabili si curavano di lui (e dei suoi) con i loro beni. Vedere Mat. 27:55, 56; Luca 8:2,3.

Se i discorsi e le parabole di nostro Signore fossero state infiorate di implorazioni per i soldi, ciò avrebbe fiaccato la loro vivacità. Nulla ci attira di più dell'altruismo evidente del Maestro e di tutti i suoi eletti in modo speciale, con l'unica eccezione di Giuda, la cui avidità gli costò la caduta. (Giov. 12:5,6) L'amore per i soldi, per le apparenze e per il sistema di Babilonia della questua sono oggi molto contrari al suo potente ascendente; e l'assenza di questo spirito tra i fedeli del Signore ora, come alla prima venuta, dice molto a loro favore per coloro che li studiano come epistole viventi, non capendone a fondo gli insegnamenti. Il Signore finora ha provveduto alla sua opera di "raccolto" in un modo piuttosto straordinario senza fare neppure una sola implorazione per i soldi; e abbiamo fiducia che non sarà mai altrimenti, perché crediamo che questa è l'idea del Signore.Lasciamo che coloro che ambiscono i lussi e il benessere di questo mondo li ricerchino nei campi del commercio o in professioni lucrose; ma facciamo sì che nessuno diventi ministro del Vangelo di Cristo per nessun altro motivo che l'amore per Dio, per la sua Verità e per i suoi fratelli: un amore che godrà nel sacrificare comodità, ricchezza e onore degli uomini, non di malincuore ma con grande entusiasmo.

 Ma, ahimè! la Religione Cristiana si è ingrandita ed è diventata mondana, e i suoi servitori vengono onorati con titoli di Reverendo, Molto Reverendo, Reverendissimo e Dottore in Teologia; e a questi onori e con questi titoli si accompagnano i salari: non secondo i bisogni del ministro, ma sulla base commerciale della sua capacità di attrarre vaste congregazioni e persone ricche. Ne ha fatto seguito il risultato naturale: "Pertanto i sacerdoti insegnano per un salario e i profeti pertanto fanno predizioni per denaro: eppure si appoggeranno al Signore e diranno: Non è con noi il Signore? Non ci potrà accadere nulla di male." "I suoi guardiani sono ciechi: sono tutti ignoranti, sono tutti cani, non sanno abbaiare; sognano o parlano mentre dormono; pigri, amano il sonnecchiare [la comodità]. Sì, sono cani ingordi che non sanno cosa sia l'esser satolli; son dei pastori che non capiscono nulla: son tutti volti alla propria via [benessere], ognuno mira al proprio interesse, dal primo all'ultimo [denominazione]." "Si accumuleranno maestri per prurito d'udito [per la lode degli uomini]; e distoglieranno le orecchie dalla Verità e si volgeranno alle favole." Is. 56:10, 11; Michea 3:11; Fil. 3:2; II Tim. 4:3, 4

" Alcuni possono ragionare dicendo che si dovrebbero evitare gli estremi (grandi salari e nessun salario) e richiamano alla memoria le parole del Signore: "Il lavoratore è degno della sua mercede" e le parole dell'Apostolo: "Se abbiamo seminato in voi cose spirituali, è tanto se raccogliamo le vostre cose carnali?". Ma dobbiamo ricordare che anche queste potentissime affermazioni della Scrittura non si riferiscono a salari principeschi ma alle minime necessità. Così l'Apostolo illustra con questo passo: "Non metterai la museruola al bue che trebbia il frumento." Il bue doveva essere libero per provvedere alle sue necessità, ma non di più.

L'Apostolo ci ha dato il concetto fondamentale del suo ministero così coronato da successo: "Non vi sarò d'aggravio: poiché non cerco i vostri beni ma voi... E io molto volentieri spenderò e sarò speso per voi; se io v'amo tanto, devo esser da voi amato meno?" II Cor. 12:14, 15 Se proseguiamo sulle orme di Gesù, esse non ci portano in direzione dei salari: neppure se proseguiamo nelle orme del suo apostolo principale, Paolo.

Quest'ultimo, dopo aver mostrato che chiedere una remunerazione terrena per i servizi spirituali non viola in alcun modo la giustizia, ci parla del suo proprio modo di risolvere questa faccenda in queste parole: "Io non ho bramato né l'argento, né l'oro, né il vestito d'alcuno. Sì, voi stessi sapete che queste [mie] mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che è con l'affaticarsi così che bisogna venire in aiuto ai deboli e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: Più felice cosa è il dare che il ricevere." Atti 20:33-35

"Noi non abbiamo fatto uso di questo diritto [su di voi di chiedervi cose temporali in cambio di cose spirituali]: anzi sopportiamo ogni cosa per non creare nessun ostacolo al vangelo di Cristo." (I Cor. 9:12) "Quando durante il mio soggiorno fra voi mi trovai nel bisogno, non fui d'aggravio a nessuno: perché i fratelli venuti dalla Macedonia [spontaneamente] supplirono al mio bisogno." II Cor. 11:9

I nostri diritti sono proprio gli stessi di quelli degli apostoli rispetto a ciò; e la fedeltà alla causa ci dovrebbe portare a seguire i loro passi in questa materia come in tutte. Il Signore, gli apostoli e i loro compagni che viaggiarono e dedicarono tutto il loro tempo al ministero della verità, accettarono contributi volontari dai loro fratelli per far fronte alle loro spese; e, come già lasciato intendere, l'imposizione delle mani della Chiesa d'Antiochia su Paolo e Barnaba, in procinto di partire per il loro primo viaggio missionario, sembra aver implicato che la Chiesa era divenuta responsabile delle spese che essi avrebbero sostenuto e di conseguenza prese parte alla loro opera.

Non viene lasciato intendere né direttamente né indirettamente che gli anziani che servivano la Chiesa sul posto ricevevano un salario o del denaro per le spese; e crediamo che si riterrà generalmente un vantaggio se ciascuna Chiesa locale usa i servizi volontari dei suoi propri membri, siano essi pochi o tanti, grandi o insignificanti. Questo metodo Scritturistico è spiritualmente sano: tende a far parlare tutti i vari membri facendo sì che esercitino i doni spirituali che hanno e a portare tutti a guardare al Signore come al Pastore reale, più di quanto non faccia il metodo del salario. Man mano che aumenta il numero di maestri qualificati, facciamo sì che si imiti l'esempio della Chiesa d'Antiochia: lasciamo che alcuni vengano inviati come missionari, distributori ambulanti di testi religiosi, pellegrini, ecc.

Nondimeno, se una congregazione considera che il suo proprio campo di utilità sia vasto e che ci sia un vantaggio ad avere un fratello che dedichi tutto il suo tempo al servizio di essa e al lavoro missionario, e se essa gli offre spontaneamente del denaro sufficiente per coprire le sue spese, non abbiamo conoscenza di nessun passo scritturistico che vieti di accettarlo. Ma entrambi, l'Anziano che serve e l'Ecclesia che mantiene, dovrebbero far sì che l'ammontare previsto non superi le spese ragionevoli di vitto per il servitore e per coloro che sono giustamente dipendenti da lui. Ed entrambi dovrebbero anche fare attenzione che tutti i membri dell'Ecclesia vengano messi all'opera e, in modo particolare, coloro che posseggono i requisiti richiesti per essere considerati anziani; altrimenti si svilupperà di sicuro lo spirito di Babilonia, la devozione alla chiesa" .

"Per quanto ci consta, nessuna delle piccole compagnie del popolo del Signore "di questa via" (Atti 22:4) fanno delle collette pubbliche. Sin dall'inizio siamo stati del parere di evitare collette pubbliche, non perché che ci sarebbe qualcosa di peccaminoso in questa procedura né perché c'è qualcosa nelle Scritture che le condannino, ma perché la questione dei soldi è stata fatta diventare un elemento così prominente in tutta la Cristianità da parte di tutte le denominazioni che, a parer nostro, l'evitarla totalmente sarebbe a gloria del Signore.

Le persone alle quali per tutta la vita sono stati continuamente chiesti soldi ben presto finiranno col credere che una gran parte della predicazione e dell'insegnamento, ecc. è fatto per far soldi, se non è fatto unicamente o principalmente per far soldi, almeno per far soldi in misura considerevole" ..Le persone che frequentavano le adunanze al tempo di Russell sentivano "un senso di sollievo nell'assenza dello spirito mondano dell'accaparramento di soldi". Pertanto, si dava il seguente consiglio: "Il nostro consiglio è che la questione dei soldi sia posta da parte, per quanto possibile (e crediamo che ciò sia completamente), e non venga considerata negli incontri generali della Chiesa.

 Consigliamo che si coltivi lo Spirito del Signore e che man mano che vive abbondantemente dentro, ciascuno si senta spinto a fare la sua parte per affrontare non solo le spese attuali della Chiesa (magari l'affitto o altre spese) ma anche a diffondere la luce che sta benedicendo la sua anima su altri che si trovano ancora nelle tenebre. Allo stesso modo consigliamo che non si chieda insistentemente denaro ad estranei, anche se non siamo al corrente di nessun motivo per cui si dovrebbe mai rifiutare il denaro offerto da estranei. Sarebbe, almeno, un'indicazione della loro simpatia e non c'è dubbio che porterà loro alla fine, o in questa vita presente o nella futura, qualche riconoscimento e premio da parte di colui che ha dichiarato che persino un bicchiere d'acqua fresca offerto ad uno dei suoi discepoli in suo nome non resterà senza premio. Mat. 10:42; Marco 9:41"

 (Sudi sulle Scritture Vol. 6)
 
 
 
 
 
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lunedì 10 novembre 2014

TDG : Se tuo fratello pecca contro di te ! Dai nostri archivi



Se tuo fratello pecca contro di te" di C.T. Russell,
 




tratto dal capitolo 9 "Il giudizio della Nuova Creazione" Vol. 6 di Studi sulle Scritture (Parte 1)

Siamo noi i Giudici ?


I giudici competenti della Chiesa sono il Padre e il Figlio e quest'ultimo è il rappresentante del Padre, al quale il Padre ha dato tutto il giudizio. (Giovanni 5:22, 27) Le Nuove Creature non hanno la competenza per essere giudici l'una dell'altra...
 
 
Mentre a livello individuale non dobbiamo giudicare, o condannare, ma dobbiamo aspettare il momento del Signore per la manifestazione pubblica della sua decisione nei confronti di ciascun membro del suo corpo, la "Nuova Creazione", nondimeno in alcuni casi la Chiesa [la congregazione: l'Ecclesia] è, per dovere, tenuta a giudicare. Per esempio, l'Apostolo parla di un caso di fornicazione pubblicamente riconosciuto dal trasgressore contro la morale, e noto alla Chiesa intera; egli dichiara che nell'accettare quale fratello un tale libertino così dichiarato la Chiesa ha commesso un errore; e con questo ha esercitato la sua autorità apostolica nello scomunicare il trasgressore, .....Soltanto il Signore stesso o uno dei suoi apostoli (i dodici speciali di cui Paolo fu l'ultimo, scelto al posto di Giuda) avrebbero l'autorità, il diritto, di procedere nella maniera descritta; proprio come soltanto un apostolo avrebbe potuto trattare come fece Pietro con Anania e Saffira. (Atti 5:1-11)

  L'Apostolo Paolo spiega ulteriormente la sua posizione, dicendo: "V'ho scritto in un'epistola di non mischiarvi coi fornicatori. Non del tutto [proibendo tutti i rapporti], però, con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari o i rapaci, o con gli idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo." Egli faceva loro osservare che una cosa è avere relazioni commerciali con le persone non santificate, e un'altra questione interamente diversa è riconoscere questi individui quali compagni membri della Nuova Creazione. .....

Il dovere dei fedeli

  L'Apostolo brevemente descrive a grandi linee il dovere dei fedeli in casi del genere; e parafrasiamo le sue parole nel modo seguente: "Ciò che vi ho scritto è che non dovreste associarvi con un uomo noto come un "fratello" se costui è un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriaco, o una persona rapace, no, nemmeno per una cosa come andare a mangiare insieme a una tale persona. In verità, non sto cercando di giudicare il mondo; sto invece esortandovi nel senso che come Chiesa voi dovreste esaminare coloro che accettate come fratelli. Dio giudicherà coloro che sono di fuori: il vostro dovere è di togliere di mezzo a voi i malvagi. I Cor. 5 .......Ma questo non è in contrasto con il comando di nostro Signore: "Non giudicate per non essere giudicati"? Non dobbiamo prima giudicare il malfattore individualmente e poi parlare, o fare pettegolezzi, su queste sue malefatte o "parlar male" riguardo a costui, in modo tale che la Chiesa intera possa conoscere e ripudiare il malfattore? Assolutamente no: se ben capita, la disposizione divina è pienamente in armonia con se stessa.

  Se A e B hanno una controversia e A crede di essere stato defraudato da B, egli non deve giudicare B nel senso di condannarlo. Può solo dire: "C'è una controversia tra di noi e mi sento sicuro di essere nel giusto; sebbene B possa sentirsi ugualmente sicuro di sé pensando che abbia ragione lui e che non sia stato fatto nessun torto a me." Può essere che A non escluda B dalla comunione per via di questo fatto, poiché farlo sarebbe giudicarlo, condannarlo. Può dire tra sé e sé: "In tutti i casi è una questione banale, come tra fratelli, e la lascerò passare, nella certezza che B, quale fratello nel Signore, non mi farebbe del male di proposito e che può darsi che il mio punto di vista sia sbagliato e non il suo."

(Fine prima parte)



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sabato 8 novembre 2014

TDG : C.T. RUSSEL E L'ORDINE NELLA CONGREGAZIONE


RUSSEL E L'ORDINE NELLA CONGREGAZIONE
 

Autore S.D.



007 : Per dare una maggiore visibilità all'argomento ho deciso di racchiudere alcuni commenti fatti da S.D. nel blog proclamatoreconsapevole , in un post a parte, con la possibilità di commentare e aggiungere i nostri e vostri pensieri al riguardo. Segue il post di S.D.


Mi sembra opportuno riproporre in questo post, quanto da me già detto qualche tempo fa, con qualche ulteriore aggiunta:

"La pratica della disassociazione,così come noi la conosciamo, fu introdotta per la prima volta nelle congregazioni dei TdG nel 1952. L'articolo che diede il via a questa procedura estrema si intitolava "Mantenere l'organizzazione pura" e fu pubblicato sulla w 1/3/1952 (ediz. italiana 15/8/1952 pp.243-253). ....."

Prima del 1952

Ma come veniva amministrata la disciplina prima di allora? Consiglierei la lettura, a tutti i fratelli e sorelle, in primis, e a chi ha la possibilità di farlo il capitolo 6 del libro Studi sulle scritture vol.6 La Nuova Creazione scritto da Russell nel 1904 ed intitolato "Ordine e disciplina nella nuova creazione".
   Russell, diceva:"Lasciamo al Vignaiulo la potatura della "Vite", la correzione di ogni membro veramente consacrato dalla Chiesa di Cristo, lasciando fare a lui la scomunica,,,,Tutto ciò è diverso nelle organizzazioni umane nella misura in cui hanno ignorato o abbandonato la semplicità della disposizione divina. Essi hanno fatto delle regole arbitrarie riguardo a chi può essere riconosciuto membro o ramo della Vite e chi non può essere ammesso alla piena fratellanza; hanno istituito esazioni finanziarie e varie regole e regolamentazioni che le Scritture non hanno istituito;hanno dettato numerosi credi e confessioni di fede che le Scritture non hanno dettato;hanno prescritto pene per violazioni di tali dettami che le Scritture non hanno imposto ed hanno fatto dei regolamenti riguardo all'abbandono della fratellanza, alla scomunica, ecc, contrari a qualsiasi autorizzazione data alla Vera Chiesa, al Corpo di Cristo, alla vera Vite, alla Nuova Creazione",

Come mantenere "l'ordine" e la "purezza"

Tuttavia, Russell riconosceva la necessità di mantenere l'ordine nella congregazione, ma aggiungeva:" Con questa parola ordine tuttavia non intendiamo dire rigidità o formalismo".........
"La semplicità della disposizione divina" di cui parla Russell era quella indicata in Matteo 18:15-17 ...."Il pentimento e il ravvedimento è il vero obiettivo di ogni fase di questi procedimenti, riabilitare il trasgressore;la sua punizione non è affatto l'obiettivo. La punizione non appartiene a noi ma a Dio....In verità, anche se il trasgressore si rifiuta di dare ascolto (obbedire) alla decisione della Chiesa intera, non si deve infliggere né tentare di infliggere nessuna punizione. Che fare allora? La Chiesa deve semplicemente toglierli la sua amicizia e tutti i segni o le manifestazioni di fraternità. Da quel momento in poi il colpevole deve essere trattato come come un pagano e un pubblicano – Matteo 18:17”.


..."Trattarlo come un pagano o un pubblicano non significherebbe diffamarlo o disonorarlo anche dopo che fosse stato abbandonato. Il popolo del Signore non deve essere diffamatore o calunniatore in nessuna circostanza;il comando generico:"Non parlate male di nessun uomo" vale esattamente per questo caso. Non dobbiamo né parlar male, Nè guardar male pubblicani o peccatori, Né rifiutare di ingaggiare in attività commerciali con essi; invece dobbiamo sospendere la comunione speciale che abbiamo con loro....." Ed ancora: "Secondo questa Scrittura, tutto ciò che la chiesa potrebbe fare sarebbe, dopo aver invano cercato di indurre il fratello a pentirsi e a cambiare, quello di ritirare la speciale comunione fraterna con lui fino a quando egli avrebbe espresso la volontà poi di fare il bene. Poi dovrebbe essere ricevuto di nuovo in piena comunione. Nel frattempo il fratello può semplicemente essere trattato gentilmente, in modo cortese, come sarebbe giusto per noi per trattare qualsiasi pubblicano o Gentile"- (w 1/3/1919 p.69)

Come siamo lontani anni luce da questi insegnamenti cristiani ed amorevoli!!!


Appendice

p.s.

Aggiungo che dalla metà degli anni 70 fino all'inizio degli anni 80 prevalse tra i TdG una posizione più moderata verso i disassociati. L'articolo che diede il via al nuovo orientamento era intitolato "Manteniamo una veduta equilibrata verso i disassociati” , di cui ora sappiamo che l'autore fu R.Franz. Insomma, R. Franz come C. T. Russell: "Gli anziani della congregazione, nonché i suoi singoli componenti, perciò, dovrebbero badare di non sviluppare un'attitudine che si avvicini a quella fomentata da alcuni scrittori rabbinici giudei verso i Gentili considerandoli veri e propri nemici. È giusto odiare il male commesso dal disassociato, ma non è giusto odiare la persona né è giusto trattarla in modo disumano ..." (w 15/01/1975 p. 51). 

 Ne consiglio, ovviamente, la lettura a tutti, a meno che non si consideri quel "cibo" scaduto, avariato, ,"da consumarsi preferibilmente entro...."... il prossimo intendimento, il nuovo lampo di luce!!! Credo di esprimere i sentimenti di gran parte dei lettori di questo blog nel dire che la posizione espressa da Russell e riconfermata nella w 1975 esprima nel miglior modo quella che è la nostra posizione sull'argomento. Se oggi Russell fosse vivo, sarebbe sicuramente un "proclamatore consapevole", per altri solo un "apostata"!!! Per me, invece, di Russell, avendone letto gli scritti, resterà un' immagine di un buon Pastore, di "un servo fedele e prudente", nonché "discreto", un umile "Ricercatore di verità", come l'ha definito qualcuno su questo blog. Non disprezziamo quel giorno delle piccole cose", anzi rivalutiamolo!!!





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